La principessa dimenticata, la profetessa condannata a non essere creduta, l’ultima anima della città di Troia, ignorata dai cantori e dai poeti, figura quasi di contorno, si reincarna e ci racconta la sua storia senza tempo.
Kassandra trasfigura la sua anima passionale e viva in una creatura della notte, è ancora l’ultima, la principessa degli ultimi, una prostituta transgender alle prese con le tragedie della vita.
Vuole venderci delle Malboro, poi ci saluta, si scusa per il suo idioma particolare, un inglese semplificato, quasi sgrammaticato, ma potente ed esplosivo come lei.
È vestita con una tenuta sadomaso abbinata a vistosi stivaloni bianchi;
l’immagine volutamente volgare si infrange con il suo racconto di vita,
con la storia straziante della tragedia greca.
Per lei è semplicemente la storia della sua famiglia, della distruzione della sua patria, dell’inizio della sua fine.
La canzone degli Abba ” The Winner Takes It All” la accompagna e ne definisce la figura di perdente.
Eppure Kassandra non è una sconfitta, Kassandra ama, ama il fratello Ettore.
Ama anche il nemico Agamennone, Kassandra ama pur sapendo di essere usata, che per lei non sarà un buon affare, che le faranno del male.
Mister Flaubert la disgusta, ma la paga bene e il denaro le serve, le serve per salvarsi e salvare, le serve per sopravvivere.
Una schiava che ha l’unica arma della speranza, dell’ottimismo.
Rossella O’Hara diceva che domani è un altro giorno e lei ci crede nel domani.
Oggi è un brutto giorno, oggi è triste, pensa a suo padre, a Ettore, alla sua vita infernale, ma domani …
Domani forse se lo ricorderà il futuro che oggi ha dimenticato.
“I forget the future” dice, ma non è piena di livore, non è neppure rabbia, forse più una serpeggiante rassegnazione.
Lo stesso stato d’animo l’abbiamo sentito tutte almeno una volta nella vita, quando ci siamo sentite strumentalizzate e mercificate in un mondo che ragiona solo con il testosterone, in un mondo che fa la guerra ma pretende di dettare leggi sulla morale dell’amore.
L’amore non ha morale, però ha un costo molto alto da pagare per le Kassandre di tutto il mondo.
Sergio Blanco è un genio ma Roberta Lidia De Stefano è una dea, potente, detonante, deflagrante, mi si è piantata nel cuore e gli ha dato fuoco.
La regia di Maria Vittoria Bellingeri è magistrale, una donna che guida con mano sicura un’altra donna per dare vita ad un dialogo sulla condizione della donna.
È talmente bello che mi sembra di averlo solo sognato.
Ho pianto, ma proprio in modo torrenziale, ho sentito la tenerezza, la tristezza, il dolore ma anche la speranza e la voglia di riscatto.
Mi sono venute alla mente la Anna Magnani della Lupa, la Giulietta Masina di Giulietta degli spiriti, perché a raccontare il dolore sono capaci in molti.
Pochi sanno farlo con sublime ironia, con leggerezza, quasi sdrammatizzando l’orrore, anche attraverso Bugs Bunny.
Un coniglio dei cartoon, simpatico, ottimista, può portare gioia e buon umore anche se ci si sente proprio come conigliette di pezza, usate, sfruttate e poi pugnalate, fino a morire, fino a far dimenticare il futuro.
Grazie per questo viaggio pazzesco dentro di me, grazie Sergio, grazie Vittoria … ma soprattutto grazie Roberta, so che ti rivedrò ancora, un’attrice così non la voglio perdere di vista.
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